Scleromousse ovvero a volte basta una semplice intuizione per ridare slancio ad una vecchia metodica, garantendone nuove indicazioni e applicazioni. È quanto capitato alla scleroterapia, con la quale da sempre noi angiologi trattiamo le vene malate. In pratica iniettiamo un farmaco all’interno di un vaso per produrne una infiammazione di parete. Questo porta alla chiusura chimica della varice o del capillare trattato, meglio nota come fibrosclerosi.
Quando “forza, carattere e concentrazione” fanno la differenza.
Gli agenti farmacologici utilizzati per tale scopo, alcuni di vecchia data, presentano caratteristiche differenti. Comunque ciò che importa in scleroterapia è la “forza” del farmaco nell’aggredire la parete venosa. Questo può essere ottenuto con sostanze differenti o a diversa concentrazione. È inoltre importante la sua permanenza in sede di iniezione per un tempo sufficiente in modo da esercitare un’azione ottimale. Dobbiamo dunque calibrare il nostro intervento in funzione di queste variabili, onde evitare spiacevoli complicanze o l’insuccesso del trattamento stesso. I limiti della scleroterapia classica dipendono infatti dal grado di diluizione della sostanza nella vena. Maggiore nei vasi più grandi e a breve distanza dal punto di iniezione.
Una scleroterapia “a vista” è sempre conveniente e soprattutto possibile?
Non abbiamo quindi particolari problemi con le piccole vene (teleangectasie). La posizione superficiale, infatti, rende possibile un trattamento completo controllando “a vista” l’area di “scomparsa momentanea” dei vasi iniettati. Si procede in tal modo intervenendo su aree vicine di 2-3 cm di diametro. Quando invece affrontiamo vene di dimensioni maggiori (venulectasie e varici), una scleroterapia “a vista” non produce risultati ottimali nel tempo. La rapida diluizione del prodotto iniettato e l’impossibilità di verificare completamente la sua distribuzione in profondità, ne condiziona fortemente l’efficacia. Potremmo infatti avere una incompleta chiusura del vaso con riapertura nel breve di nuovi rami. Questo aspetto in particolare ha da sempre penalizzato la scleroterapia liquida, limitandone la sua applicazione pratica in alternativa alla chirurgia.
Il ruolo dell’EcocolorDoppler e dei visualizzatori venosi.
Il superamento di questo gap lo si è avuto solo recentemente con l’introduzione dell’EcocolorDoppler e dei più moderni visualizzatori venosi. L’ecografo consente il corretto posizionamento di un ago o catetere in una vena, non direttamente visibile o palpabile. Insostituibile, dunque, nel controllo della procedura e degli effetti immediati e tardivi della scleroterapia ecoguidata delle varici. Nel caso invece di vasi superficiali e di dimensioni ridotte utilizziamo i visualizzatori venosi a luce riflessa o a infrarossi.
Dalla scleroterapia classica alla scleromousse.
Con la schiuma sclerosante superiamo invece i limiti propri della scleroterapia classica. Il metodo Tessari (tecnica del tourbillon) impiega due siringhe sterili di plastica monouso collegate ad un rubinetto a tre vie. Miscelando nel sistema aria sterile con un farmaco sclerosante detergente (in pratica un sapone) otteniamo una schiuma a microbolle. La schiuma iniettata in vena sposta il sangue contenuto, rimanendo in sede più a lungo rispetto al farmaco liquido. Minima quindi la sua diluizione e soprattutto indipendente dalle dimensioni del vaso e dal punto di iniezione. Essendo inoltre visibile ecograficamente può essere controllata e “guidata” nella direzione desiderata, attraverso compressioni della sonda ecografica o movimenti dell’arto. Possiamo quindi utilizzare minori quantitativi di farmaco e a concentrazioni più basse, riducendo le possibili complicanze legate alla metodica. Questi i presupposti della nuova tecnica non a torto denominata scleroterapia ecoguidata con schiuma o scleromousse.
liquida
secondo Tessari
Tutti i segreti di un intervento “dolce” (se superiamo la paura dell’ago).
Il paziente viene fatto sdraiare su di un lettino (meglio se elettrico). Non c’è bisogno di anestesia dovendo pungere la varice con un ago da prelievo venoso. Quando ricorriamo alla scleroterapia con schiuma, ragioniamo sempre in termini di “volumi”. Dobbiamo infatti riempire degli “spazi” rappresentati dalle nostre vene. Il quantitativo massimo di schiuma iniettabile è di 8-10 ml. Questo rappresenta il limite di sicurezza per una seduta di scleromousse. Se la patologia varicosa è così estesa da superare questo limite, dobbiamo pianificare un secondo trattamento a distanza di tempo. Dopo aver iniettato il farmaco ne controlliamo ecograficamente la corretta distribuzione. In questa fase il soggetto rimane immobile per diversi minuti in attesa dell’azione del prodotto. Si medica quindi l’arto e si posiziona una calza elastica che andrà portata tutto il giorno. Per quanto tempo? Da poche settimane a 1 mese, in relazione alla complessità del quadro locale.
La scleroterapia con mousse in sintesi.
L’introduzione della schiuma sclerosante ha trasformato la vecchia scleroterapia rendendola una valida alternativa alla chirurgia tradizionale.
Quali i punti a suo favore?
- Miniinvasività: nessun taglio ma una semplice puntura sotto controllo ecografico per portare il farmaco sclerosante all’interno del vaso malato.
- Non necessita di anestesia.
- Ripetibilità potendo essere riproposta tutte le volte che compaiono nuove varici.
- Scarso impatto sull’attività lavorativa con ripresa del lavoro il giorno seguente il trattamento, salvo casi particolari.
- Gestione a 360° della malattia varicosa, con particolare riguardo alle varici ricomparse dopo interventi e quelle della vena piccola safena, difficilmente trattabili chirurgicamente o con le altre metodiche endovascolari.
- Eccellente nella terapia degli angiomi.
Autore Studio Flebologico Sella
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Solo impegno costante e amore per la professione medica, dagli anni della specializzazione presso l’Istituto di Chirurgia Vascolare e Angiologia dell’Università degli Studi di Milano, alle esperienze maturate in Italia e all’estero. La sintesi di questo vissuto oggi a Monza, mia città natale, dove affrontiamo, con tecniche mininvasive all’avanguardia, le innumerevoli problematiche correlate alle patologie vascolari, con particolare riguardo alla malattia venosa cronica, agli angiomi e al linfedema.